Il divario tra il salario mediano lordo in Ticino e il resto della Svizzera continua ad aumentare: la differenza era di 1.119 franchi al mese nel 2020 ed è passata a 1.198 nel 2022. Lo rivelano i dati sui salari pubblicati oggi, 19 marzo 2024, dall’Ufficio federale di statistica e relativi all’anno 2022.

 

Considerando l’insieme dell’economia (settori privato e pubblico), nel 2022 il salario mediano per un posto a tempo pieno è di 6.788 franchi lordi al mese in Svizzera. In Ticino esso si attesta a 5.590, a Zurigo a 7.229. Il Ticino è la sola regione della Confederazione dove i salari mediani lordi non superano i 6.000 franchi. Non solo i dati ticinesi sono i più bassi del paese, come di fatto è sempre stato, ma la forbice è sempre più aperta: dall’ultimo rilevamento statistico, in media, in tutta la Svizzera i salari mediani lordi sono aumentati di 126 franchi mentre in Ticino di soli 46 franchi.

 

Il paragone sul lungo periodo va nella stessa direzione: dal 2010 al 2022 i salari mediani in tutto il paese sono aumentati di 569 franchi, in Ticino di soli 213 franchi. Non si tratta certo di una sorpresa. Questi dati confermano quanto la statistica pubblica e gli studiosi del mondo del lavoro e delle sue trasformazioni rilevano empiricamente da anni. Ossia che i salari mediani ticinesi sono più bassi di circa il 20% rispetto a quelli di tutta la Svizzera, come rilevato dall’ultimo studio dell’Ufficio di statistica del Canton Ticino (USTAT).

 

È la faccia fumosa del famoso “miracolo della creazione dei posti di lavoro in Ticino” (Jobwunder) di cui parlava uno studio del politecnico di Zurigo del 2018. Da tempo gli esperti mettono però in guardia sul fatto che la creazione di posti di lavoro e il concetto stesso di piena occupazione non siano più sinonimi di sviluppo economico e sociale. Men che meno di “miracolo”. Tanto più quando i dati statistici rivelano una condizione salariale tutt’altro che miracolosa. Bassi salari che in Ticino incidono anche sul livello di povertà: nel 2020, il 24,4% della popolazione ticinese viveva in un’economia domestica con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di rischio di povertà; in Svizzera questo dato era del 15,4%.

 

Il Segretario regionale di Unia Ticino, Giangiorgio Gargantini, ha analizzato i dati dell’Ufficio federale di statistica: «Constato che l’aumento del salario mediano nel resto della Svizzera è stato dell’1,8% a fronte di un aumento dello 0,7% in Ticino. L’aumento a sud delle Alpi è stato quindi di quasi cinque volte meno l’aumento dell’inflazione per il periodo 2020-2022 che è stato del 3,4%». Il sindacalista fa notare come per alcuni settori la situazione sia ancora peggio: «Nel settore del commercio al dettaglio l’aumento in Ticino del salario mediano è stato di 18 franchi e non ci si può sorprendere quindi che siamo di fronte ad un ulteriore e inaccettabile impoverimento della popolazione».

 

Per Giangiorgio Gargantini tale situazione deve smuovere non solo il padronato, ma anche la politica: «Ho letto il programma di legislatura 2023-2027 e constato che fra i 36 obiettivi proclamati dal Consiglio di Stato la questione salariale e del potere d’acquisto della popolazione non è nemmeno stata evocata. Per il Governo sembrerebbe quindi che ci siano 36 altre priorità e si continua così a non fare nulla per fermare questa tendenza. È una vergogna!».

 

Pubblicato il 

19.03.24
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