D’accordo, si dirà che sa di postcarnevale. È un po’ vero, ma è tutto serio, attuale e persino istruttivo. L’allunaggio della missione spaziale privata dell’impresa americana Astrobotic porta sulla Luna una porzione di DNA o il mucchietto delle ceneri di 69 persone. Che saranno così rese “eterne” nel cosmo, grazie al loro portafoglio, benché il costo del servizio sia espresso in soli 12.995 dollari, come al superdiscount. Si precisa comunque che la “merce” non sarà deposta sulla superficie lunare, ma rimarrà nell’involucro-lunatico in modo da non inquinare e rispettare “tutte le regole e leggi per le attività commerciali oltre l’orbita terrestre”. Puro ordoliberismo.

 

“La Luna è parte della nostra eredità spirituale, oggetto di riverenza e di rispetto”, protesta subito Buu Nygren, presidente della nazione Navajo, una delle più importanti tribù degli Stati Uniti. La NASA, agenzia spaziale pubblica, si è affrettata a comunicare che la responsabilità è del settore privato. “Nessuna cultura o religione dovrebbero esercitare un diritto di veto sulle missioni spaziali”, replicano quindi in un comunicato le imprese (private) Celestis ed Elysium Space. Perché questa missione è “l’esatto contrario di una profanazione, è una celebrazione dell’umanità”. È invece la privatizzazione dello spazio o lo sviluppo di una “economia lunare” (cui seguiranno presto quella venerea e marziana). Che dovrebbe preoccupare l’umanità. Tanto che c’è quasi da invocare la maledizione navajo, quella che brucia le “vostre stupide certezze”. Che non sono quelle di chi crede nella sacralità della “Luna blu”, come i navajo, ma di chi con la Luna riesce a vendere l’immortalità ai capitalisti, l’ultima conquista che gli mancava.

 

L’interrogativo era questo: quando il termometro sale, il conto in banca si raffredda? Bizzarro. E comunque alla base di uno studio di due ricercatori, l’uno (Steven Ongena) dell’Università di Zurigo, l’altra (Dursun de Neef) dell’Università di Melbourne. Titolo semplice e significativo: “Climate change and bank deposits” (v. CEPR Discussion Paper). I due ricercatori, in termini semplici semplici, si sono messi all’opera cercando di verificare come si comportano i conti bancari quando la temperatura sale, quando fa molto caldo. Si sono quindi concentrati su alcune contee americane che hanno subito temperature anomale, molto elevate. Risultato: le banche che continuano a finanziare le energie fossili subiscono, rispetto alle altre, un netto calo dei depositi a risparmio e il calo risulta ancora più forte nelle contee dove si vota in particolar modo per il Partito Repubblicano (notoriamente climatoscettico). Ci sono quindi colpi di calore che riescono a raffreddare i depositi in banca.

 

Il bagno può anche essere considerato una zona rifugio, ma se vi passate troppo tempo acculattati per consultare in pace il vostro telefonino o il tablet non va bene, non per la morale, per il fondoschiena. Ci avverte, in modo categorico, il professor Frédéric Ris, un luminare in medicina viscerale degli Ospedali universitari di Ginevra e specialista in chirurgia del colon, del retto, dell’ano e del perineo. Il quale ha calcolato, con assoluta certezza, testando 882 pazienti tra i 16 e i 65 anni, che per ogni minuto passato a usare smartphone o tablet alle “toilettes”, la probabilità di una malattia aumenta dell’1,26 per cento. Aumenterebbero di poco più i costi della salute, anche per altre conseguenze nefaste. C’è da scommettere che si proporrà una mozione al Nazionale per impedire l’uso di telefonino e tablet in bagno in modo da ridurre i premi delle casse malati.

Pubblicato il 

20.02.24
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