Il licenziamento improvviso via mail di 422 operai nell’estate del 2021 riletto nell’opera Il Capitale di Karl Marx. Un fatto del Ventunesimo secolo letto attraverso un libro pubblicato nel 1867. Una sfida che da sola vale il prezzo del biglietto. Una sfida più che riuscita, a detta dei fortunati riusciti ad accaparrarsi l’entrata, dato che lo spettacolo messo in scena ieri al teatro dello Studio Foce è andato esaurito cinque mesi fa. Anche questa è una notizia. Uno spettacolo teatrale sold out incentrato sull’opera comunista, non è cosa scontata. Ma non pensiate sia stato un teatro noiosamente sofisticato, per pochi intellettuali eletti. È stato tutt’altro, con linguaggio sincero da gente normale, da lavoratori, da operai di fabbrica.

 

La struttura del racconto nasce dall’incontro della compagnia teatrale bolognese Kepler452 e il collettivo dei lavoratori della fabbrica Gkn di Campi Bisenzio, periferia di Firenze, dove si producevano componenti di trasmissione per l’industria automobilistica. Quel nove luglio del 2021, il fondo d’investimento Melrose annunciò agli operai via mail il licenziamento immediato. In risposta, gli operai si ritroveranno spontaneamente davanti ai cancelli, per poi decidere di entrare nonostante le guardie inviate dalla dirigenza, andando ad occupare la loro fabbrica. Un’occupazione che segnerà la nascita di uno dei più importanti e significativi movimenti sociali italiani sul fronte lavoro degli ultimi anni. La loro lotta diventerà simbolo della dignità di uomini e donne contrapposti al cinico profitto speculativo del capitale. “Insorgiamo”, il motto della Resistenza antifascista fiorentina, diventerà il loro grido di battaglia, risuonando poi nelle piazze dell’Italia intera, preso a prestito dai disparati settori sociali in lotta sul territorio nazionale.

 

La forza dirompente e contagiosa della lotta del collettivo dei lavoratori di Gkn sarà non la pura e semplice difesa del proprio posto di lavoro, ma la critica a tutto campo della società dei tempi moderni, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo per mero profitto, della precarietà esistenziale imposta in tutti i mestieri, della spinta all’individualismo sfrenato che porta all’uno contro l’altro in una guerra tra poveri. E, fatto per nulla scontato dato che producevano pezzi per l’auto tradizionale a carburante fossile, la capacità di tessere una critica ecologica al sistema di produzione globale, proponendo modelli di produzione alternativi. Riassumendo, una forte critica al sistema capitalistico odierno, suggerendo al contempo altri mondi possibili.

 

Non potevano scegliere luogo migliore i due teatranti per proporre la loro idea. Alla ricerca di un posto in cui rileggere Marx in un mondo del lavoro post-pandemico in estrema sofferenza, attratti dalla forza del messaggio del collettivo Gkn, i due artisti della compagnia teatrale Kepler452 condivisero fisicamente per settimane l’occupazione di fabbrica, partorendo in quel luogo insieme agli operai lo spettacolo Il Capitale, il libro che ancora non abbiamo letto. Uno spettacolo a cui gli spettatori presenti ieri allo Studio Foce hanno tributato lunghi minuti di applausi. Strameritati. La narrazione delle storie personali di vita e di lavoro dei quattro operai, prima e durante l’occupazione, incrociate a quella dell’artista di teatro, è onesta e sincera, in cui tutti si possono immedesimare.

 

Quel che emerge però sopra ogni cosa è la forza dell’esperienza collettiva, dell’aver vissuto e condiviso insieme questi lunghi e intensi 32 mesi di resistenza umana al capitale che vuole buttarli fuori dalla fabbrica. Mesi faticosi, che ti provano intellettualmente e fisicamente, come ammette sul finale l’operaio delegato della Fiom, e al contempo entusiasmanti e arricchenti. E malgrado la consapevolezza iniziale di essere partiti in una sfida dalla sconfitta quasi certa, nessun pentimento. «Quando il capitale è scappato da questa fabbrica e le gerarchie sono cadute, siamo stati più umani e abbiamo vissuto. Se avvicini l’orecchio a questo spiraglio che tieni in vita, senti il rumore del tempo che accelera e la necessità di prepararsi per tempo al tempo che ci viene incontro. Scegliamoci buoni compagni e compagne e prepariamoci a non morire soli».

 

Un consiglio, se lo adocchiaste in cartellone, ovunque voi siate, non perdete l’occasione di vederlo. Emoziona e fa riflettere. È di gran classe.

Pubblicato il 

07.03.24
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