Vecchie spie in azione dalla Svizzera

Nella Confederazione, il settore delle prestazioni di sicurezza privata fornite all’estero è regolamentato da un’apposita legge. Lo scorso anno Berna ha decretato sette divieti.

È un settore che si vuole discreto, opaco. È un mondo in cui s’incontrano ex militari d’élite, avventurieri, legionari o vecchie spie. Come l’ex agente segreto francese Daniel Forestier, che per una società di Ginevra, la Seven Shield, si occupava della sicurezza della figlia del presidente kazako Nursultan Nazarbaiev. Forestier è stato ucciso con tre colpi d’arma da fuoco la scorsa primavera in Francia, a pochi passi dalla Svizzera. Un  lavoro da professionisti.


Un altro francese, Jean-Marc Gadoullet, ex membro delle forze speciali, nel canton Vaud ha basato la sagl Opos, acronimo di Opérations et organisations spéciales. Mentre Jean-Philippe Lafont, un passato da mercenario – ha contribuito al colpo di Stato nelle Comore nel 1995 – a Neuchâtel ha fondato il Groupe Tara, società specializzata nella protezione di personale di compagnie occidentali attive in Iraq. La Diligence Global Business Intelligence di Ginevra, invece, è stata fondata da Nick Day, un ex membro della Royal Navy inglese che ha combattuto in Iraq e in Bosnia. Anche a Chiasso fino a qualche anno fa avevano sede alcune società, oggi liquidate, riconducibili ad un ex comandante della legione spagnola, il cui scopo era formare corpi di armata nazionali, di polizia e guardie presidenziali, nonché proteggere organizzazioni non governative in zone a rischio.  


La presenza in Svizzera di società di mercenari è stata dibattuta negli ultimi dieci anni a livello politico. Nel 2008, il Consiglio federale aveva rinunciato a introdurre l’obbligo di registrazione e autorizzazione per le imprese di sicurezza e le società militari che operano in zone di conflitto. Il Governo era dell’opinione che la Svizzera avesse un’importanza tutto sommato marginale per queste compagnie. Poi, nel 2010, l’arrivo a Basilea della società Aegis Group Holdings aveva suscitato un ampio dibattito politico e mediatico. Basato a Londra, il gruppo Aegis era considerato uno dei maggiori gruppi di mercenari al mondo, con circa 20.000 uomini impiegati in appoggio all’esercito americano. Nel 2011, il Consiglio federale ha così optato per un cambio di rotta che ha portato, nel 2016, all’entrata in vigore di una nuova legge, la Legge federale sulle prestazioni di sicurezza private fornite all’estero (Lpsp). Quest’ultima è stata giudicata come un “ostacolo insormontabile” dalla stessa Aegis che, già nel 2014, ha deciso di lasciare la Confederazione.


La Lpsp obbliga le società attive nei servizi di protezione fisica o d’intelligence privato a dichiarare i loro incarichi fuori dall’Europa. Che si tratti di proteggere una multinazionale in Medio Oriente o di fare da scorta a un’ambasciata o ad un’organizzazione umanitaria in Africa occorre prima chiedere un permesso a Berna. Ad occuparsene è la Sezione servizi di sicurezza privata (Sssp), creata nel 2016 in seno al Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae). Lo scorso anno area ha chiesto al Dipartimento la lista delle società che hanno richiesto alla Confederazione di poter fornire delle prestazioni di sicurezza privata all’estero. Grazie alla Legge sulla trasparenza abbiamo così ottenuto una lista di 35 società (alcune delle quali non hanno acconsentito all’invio, per cui risultano anonimizzate). È all’interno di questa lista che abbiamo scoperto per la prima volta l’International Security Academy-Israel (Isa). Oltre alla Isa, troviamo altre società più conosciute come la Ruag e la Pilatus. Proprio nei confronti della società di Stans, il Governo ha vietato quest’anno le proprie attività in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, Paesi coinvolti nella guerra nello Yemen. Secondo il Consiglio federale, si tratta di «supporto logistico all’esercito» in contrasto con le disposizioni di legge. Pilatus ha fatto ricorso contro questa decisione. A riguardo, in questi giorni, la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale ha chiesto un’interpretazione meno rigorosa della Lsp.


Nel 2018 sono state sottoposte 479 notifiche, riguardanti principalmente tre gruppi di attività: protezione delle persone e sorveglianza di beni e immobili in un ambiente complesso, intelligence privata e sostegno a forze armate o di sicurezza. Soltanto in sette casi l’autorità ha vietato interamente o parzialmente l’attività notificata. Si tratta di casi che riguardano attività connesse a forze armate o di sicurezza. «Queste attività sono state vietate in quanto vi era un rischio di violazione del diritto internazionale o erano in contraddizione con gli obiettivi di politica estera della Svizzera» si legge in un rapporto da poco pubblicato.            

Pubblicato il

01.01.2019 16:07
Federico Franchini

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