Esteri

La corruzione internazionale in arrivo a Bellinzona

Il gigante delle materie prime Trafigura rinviato a giudizio dalla Procura federale per presunte mazzette versate ad un funzionario pubblico angolano

La notizia, inaspettata, è arrivata questa settimana: il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha promosso l’accusa contro il colosso del commercio di petrolio Trafigura Beheer BV. La società, basata in Olanda ma operativa a Ginevra, è accusata di aver versato tangenti milionari ad un dirigente di una filiale del gruppo petrolifero angolano Sonangol. A processo presso il Tribunale penale federale (TPF) andranno anche tre persone fisiche: lo stesso ex dirigente della compagnia Sonangol Distribudora, un ex impiegato e intermediario di Trafigura e – notizia non da poco - Mike Wainwright, fino a quest’anno numero due del gruppo.

 

Dopo essersi chinato in passato sul ruolo di Falcon Bank e di Credit Suisse nell’ambito del riciclaggio di denaro, per la prima volta i giudici di Bellinzona saranno chiamati a giudicare la responsabilità penale di un’impresa in materia di corruzione di pubblici ufficiali stranieri. Il caso risulta ancora più interessante per due altri aspetti. Prima di tutto per il fatto che la vicenda coinvolge uno sei settori più controversi dell’economia svizzera: il commercio di materie prime, di cui Trafigura è una figura di prua che ha appena reintegrato l’associazione di categoria Suissenégoce. In secondo luogo va sottolineato il fatto che l’inchiesta, rispetto ad altri casi simili in passato, ha raggiunto i vertici dell’azienda rappresentanti dall’ex Chief Operating Officer, Mike Wainwright. Quest’ultimo, pilota di auto da corsa per hobby, ha da poco acquistato una villa nel Canton Ginevra per 50 milioni di franchi.


Mazzette in cambio di contratti

 

L’inchiesta penale è partita in gran segreto nel luglio del 2020 ed ha poi preso un’accelerata durante questo 2023. I fatti si sono svolti tra il 2009 e il 2011. Un periodo in cui Trafigura era particolarmente attivo in Angola nei settori del noleggio di navi e aveva come principale controparte il governo angolano, rispettivamente alcune filiali della società petrolifera statale Sonangol.

 

Secondo l’inchiesta elvetica, un dirigente di Sonangol avrebbe ricevuto tangenti per 4,3 milioni di euro versati su un conto aperto a Ginevra. Altri 604.000 franchi li avrebbe ricevuti in contanti. Un ex impiegato di Trafigura, agendo per il tramite di una società offshore, sarebbe stata la persona che avrebbe concesso una buona parte di queste mazzette.

 

Infine, l’ex COO Mike Wainwright avrebbe concesso, in qualità di dirigente del gruppo, una parte dei citati indebiti vantaggi.

 

In cambio di queste presunte tangenti, Trafigura avrebbe concluso otto contratti di noleggio navi grazie ai quali avrebbe realizzato profitti per 143,7 milioni di dollari. Una somma che, in caso di condanna, potrebbe essere confiscata in aggiunta ad una multa che il codice penale svizzero prevede per un massimo di 5 milioni di franchi. A titolo di paragone, nel 2022 l'azienda ha realizzato un utile netto di 7 miliardi di dollari.


“Ai massimi livelli della gerarchia dell’impresa”

 

L’MPC contesta alla società di non avere preso le misure organizzative ragionevoli e necessarie per impedire che fossero commessi questi reati di corruzione. Secondo l’atto d’accusa il regolamento interno del gruppo all’epoca dei fatti non sarebbe stato conforme agli standard internazionali in materia di prevenzione e di lotta alla corruzione. La società non avrebbe insomma tenuto conto dell’elevato rischio legate alle sue attività in un Paese come l’Angola dell’allora presidente Eduardo Do Santos.

 

Ad essere particolarmente problematici vi erano due aspetti: l’avere intrattenuto rapporti molto stretti con una società statale e l’aver fatto ricorso a degli intermediari. Per l’accusa è proprio a causa di queste carenze organizzative, “verificatesi verosimilmente fino ai massimi livelli della gerarchia dell’impresa”, che i reati di corruzione attiva di pubblici ufficiali stranieri si sarebbero potuti verificare. Proprio in quegli anni, sempre in Angola, Trafigura deteneva un monopolio di fatto sulle importazioni di carburante, per un valore di 3,3 miliardi di dollari all'anno.

 

Ciò avveniva attraverso una joint venture costituita a Singapore con uno dei generali più vicini all’allora presidente, Leopoldino Fragoso do Nascimento, soprannominato "Dino". Allo stesso tempo, l'azienda ginevrina stava sviluppando una vasta rete di stazioni di servizio in Africa con il marchio Puma Energy, società di cui Dino era anche azionista. Quando Trafigura ha tagliato i ponti con lui nel 2021, gli ha versato 390 milioni di dollari. Questi fatti non riguardano però l’inchiesta elvetica.

 

In un comunicato, l'azienda ha espresso il proprio disappunto all'annuncio del rinvio a giudizio da parte dell’MPC: “Nonostante la disponibilità di Trafigura a risolvere l'indagine avviata dalle autorità svizzere, l'MPC ha deciso di adire il Tribunale. Di conseguenza, Trafigura si difenderà davanti al Tribunale sulla base delle misure di compliance e anticorruzione in vigore all'epoca dei fatti”. L’azienda specifica inoltre che anche Michael Wainwright contesta le accuse a suo carico e si difenderà davanti alla Corte. Quest’ultimo, nominato nel 2008, ha annunciato in aprile 2023 di lasciare l’azienda. Un mese prima, la Procura federale aveva esteso nei suoi confronti l’inchiesta penale.

 

Pubblicato il

07.12.2023 17:32
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