L'intrigo malese che imbarazza la BSI

Clienti pericolosi, affare di corruzione e sottrazione di denaro pubblico

Nell’autunno del 2009 Hanspeter Brunner viene nominato alla guida della sede della Bsi a Singapore. All’epoca la banca ha una strategia dichiarata: espandersi in Asia. Singapore è la place to be. È nella città-stato che vengono convogliati i dollari dei neoricchi asiatici (e non solo). Così, l’istituto ticinese, all’epoca controllato da Generali, decide di puntare su questo banchiere di classe mondiale. Un uomo che aveva sfoderato tutto il suo talento presso un istituto rivale, la Rbs Coutts. Con il cambio di casacca, Brunner si porta dietro parte della sua squadra: una settantina di dipendenti che dalla Rbs Coutts passano di colpo alla Bsi. Un esodo mai visto nella storia bancaria.

 

«Abbiamo attratto i grandi talenti in Bsi e non abbiamo ancora finito», dichiarò Brunner al Financial Times. I banchieri più bravi sono quelli che si portano appresso i clienti più facoltosi. Per sottrarli alla concorrenza le banche usano la leva dei bonus. Nel flusso di personale arrivato dalla Rbs Coutts alla Bsi vi è anche Yak Yew Chee: un banchiere esperto che si porta appresso i suoi ricchi clienti. Tra di essi il gigantesco fondo sovrano malese 1Mbd e l’uomo d’affari Joh Low, golden boy dell’imprenditoria d’assalto malaysiana, vicino al primo ministro Najib Razak. Un afflusso di ricchi clienti che fa la gioia di tutti. Di Hanspeter Brunner che viene eletto “banchiere privato asiatico 2010” e integrato nel Group Executive Board, il gruppo responsabile di tutte le decisioni strategiche. Ma anche per la gioia della casa madre luganese. L’eco dell’ottimo lavoro di Yak arriva infatti fino a Lugano. È quasi Natale, nel 2011, quando Alfredo Gysi, allora Ceo di BSI, si rivolge a lui con una lettera: «Hanspeter mi ha detto del fantastico business success che hai raggiunto nelle scorse settimane (...) Grazie per il tuo immenso contributo non solo per la crescita del nostro nuovo business in Asia ma per tutto il gruppo Bsi». Negli anni successivi, il salario di Yak raddoppia e raggiunge il milione di dollari mentre i bonus prendono l’ascensore fino ad arrivare a 10,5 milioni di dollari nel 2014. Nel frattempo, dopo due anni d’incertezza in seguito all’annuncio di Generali di volersi sbarazzare di Bsi, la banca passa sotto il controllo dei brasiliani di Btg-Pactual.


Un furto da 700 milioni
Nel 2015 il nome di Joh Low, il supercliente di Yak, viene collegato al più grande scandalo finanziario della storia della Malaysia. Uno scandalo che concerne un altro grosso cliente del banchiere: il fondo pubblico 1Mbd. Creato e diretto dal premier Razak, il fondo è destinato allo sviluppo socio-economico del paese. In realtà si tratta di un salvadanaio gigante sul quale sono in diversi ad avventarsi. La storia è complessa e si dirama in più direzioni, attraverso le falle del sistema finanziario internazionale. Ci limitiamo al riassunto di un episodio. I protagonisti sono due: la società saudita con antenna a Ginevra PetroSaudi International e Joh Low. Quest’ultimo, grazie ai suoi agganci politici, spinge alla creazione di una joint venture tra PetroSaudi e 1Mbd. L’obiettivo dichiarato è quello di stimolare gli investimenti diretti medio-orientali in Malaysia. La società comune viene creata il 29 settembre 2009 e stabilita alle Isole Cayman. Nell’accordo viene stabilito che il fondo malese vi investa subito 1 miliardo di dollari. Il giorno dopo più di due terzi – 700 milioni – vengono trafugati e versati, sottoforma di "rimborso prestito", su un conto bancario presso la Rbs Coutts di Zurigo. Il conto appartiene alla Good Star Ltd, una società delle Seychelles e il cui beneficiario economico non è altri che  Low. Poco dopo Brunner e Yak passano, con i loro clienti, dalla Rbs Coutts alla Bsi. Tutto tace fino alla primavera dello scorso anno, quando in Malaysia scoppia lo scandalo 1Mbd. Il primo ministro è accusato di avere fatto confluire sui suoi conti privati diverse centinaia di milioni di dollari. Il portale investigativo Sarawak Report pubblica diversi documenti resi noti da un ex quadro della PetroSaudi, attualmente in prigione in Thailandia. Il 15 marzo 2015 le autorità di Singapore inviano alla Malaysia delle informazioni concernenti i conti bancari di Joh Low, ormai cliente della Bsi. Da questi documenti, di cui area dispone una copia, si scopre che Low detiene diversi conti presso la banca ticinese, a nome suo o di società di cui è il beneficiario economico. Tra di queste una – la Abu Dhabi-Kuwait-Malaysia Investment – si è vista recapitare dal 2011 al 2013 un totale di 529 milioni di dollari proveniente ... dal conto zurighese della Good Star alla Rbs Coutts. Quello che resta, insomma, dei 700 milioni sottratti nel 2009 al fondo pubblico.


Inchieste su più fronti
Ad inizio 2016 la vicenda legata all’1Mbd si interseca, temporalmente, con il nuovo cambio di proprietà della Bsi. L’acquisto della banca da parte della Efg International crea preoccupazione nella piazza ticinese dove si prevede una riduzione del personale. Ma sull’operazione d’acquisto potrebbe pendere anche la grana del caso malese, come sottolineato dal giornalista economico Alfonso Tuor. È prassi che in un contratto d’acquisto come quello tra Efg e Bsi venga menzionato il pagamento di un’eventuale multa inerente a casi come questo. Attualmente, le indagini sono aperte su più fronti. A fine gennaio, il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc), che ad agosto 2015 aveva aperto due inchieste inerenti all’1Mbd, ha comunicato che vi sono indizi concreti di “appropriazione indebita sistematica” ai danni di società detenute dallo Stato malese. Il montante totale sottratto è di 4 miliardi di franchi. Fino ad ora l’inchiesta elvetica, che riguarda anche la vicenda PetroSaudi, ha permesso di stabilire che una parte di tali fondi è stata depositata in Svizzera su conti privati di agenti pubblici malesi e degli Emirati Arabi Uniti. Nomi di banche, la procura federale non ne ha fatti. A Singapore, intanto, a finire sotto inchiesta per riciclaggio è il banchiere Yak. Dal cui operato la Bsi non tarda a distanziarsi. Vari documenti giudiziari hanno rilevato che la banca aveva avviato un’indagine su di lui. Sembra che il banchiere sia stato messo in congedo non retribuito da maggio a settembre 2015. Non senza avergli proposto di sottoscrivere – poco dopo l’inizio delle indagini singaporiane e in cambio di bonus – un documento nel quale Yak afferma di non avere tratto guadagno personale dalla gestione dei conti di Joh Low e 1Mbd. Un’operazione che, secondo i suoi legali, è stata fatta per proteggere la banca in vista di future indagini. Da noi contattato in merito alla vicenda l’istituto luganese ci comunica che «non è parte in causa nel procedimento che coinvolge il signor Yak Yew Chee». La banca informa inoltre che Yak non è più un suo dipendente. Fine della storia d’amore; finiti gli auguri da Lugano. Fino a quando non sono scattate le indagini, però, tutto andava per il meglio. Bonus milionari per lui e profitti a palate per la banca: secondo il rapporto annuale 2014, la Singapore branch di Bsi quell’anno ha raddoppiato l’utile netto rispetto al 2013.

Pubblicato il

02.03.2016 19:28
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