L'Iniziativa multinazionali responsabili dalla A alla Zeta

Dopo tante parole spese eccone ancora ventuno: un alfabeto che è anche un bilancio di una votazione la cui campagna è stata infuocata.

A come Arancione

Alle finestre, sui balconi o nei giardini: le bandiere arancioni dell’Iniziativa hanno colorato la Svizzera come non mai. Il risultato premia e rattrista le migliaia di volontari di quella che è stata la più grande campagna politica della società civile. Come l’onda viola dello sciopero delle donne anche l’onda arancione non potrà essere ignorata.

 

B come Burkina

Guidati dalla pasionaria del No, la verde liberale Isabelle Chevalley, gli oppositori sono arrivati persino ad inviare a Berna un ministro burkinabé per farci dire da lui quanto sarebbe nefasta l’Iniziativa per il suo Paese. Peccato che il ministro non fosse bene in chiaro su cosa si votasse. Un teatrino indecoroso.

 

C come Controprogetto

Promosso con astuzia dalla Consigliera federale Karin Keller-Sutter, imbeccata da SwissHoldings, il controprogetto che entrerà in vigore è una scatola vuota e non avrà nessun impatto. L’unico che ci potrebbe credere è forse Christian Vitta.

 

D come Dick (Marty)

In tv, alla radio, sui giornali, in rete, nei dibattiti: l’ex senatore ha ribadito decine di volte, con pazienza e chiarezza, perché questa iniziativa fosse necessaria e ovvia. Lo ha fatto per anni e senza alcun tornaconto personale. Un gigante intellettuale di fronte al vuoto (e agli interessi) degli oppositori.

 

>>VEDI ANCHE L'INTERVISTA POST VOTO A DICK MARTY

 

E come Economiesuisse

Fa quasi tenerezza sentire la presidente della direzione, Monica Rühl, dire che è stata dura di fronte a Ong agguerrite e piene di soldi. La più grande associazione padronale ha condotto una campagna durissima e scorretta. Ora può tirare un sospiro di sollievo. Ma di certo non ne esce bene.

 

F come Furrerhugi Ag

Con la loro società di consulenza, Lorenz Furrer e Andreas Hugi hanno guidato dietro le quinte l’opposizione all’Iniziativa. Prima nei corridoi del parlamento, poi inondando la Svizzera di fake news. Strateghi e senza pelo sullo stomaco sono riusciti persino a seminare zizzania tra le Chiese. La politica svizzera è anche questo: un po’ marcia.

 

G come Glencore

Primo bersaglio degli iniziativisti, la multinazionale ha fatto di tutto per non smentire la sua nomea di azienda predatrice. Dall’Africa all’America Latina gli scandali si sono susseguiti in un’impunità che potrà ora continuare tranquillamente.

 

H come Holcim

Assieme a Lafarge ha fondato il numero uno al mondo del cemento, uno dei settori industriali più inquinanti. Il cementificio Lafarge-Holcim nel villaggio nigeriano di Ewekoro è un esempio lampante di un metodo di produzione spietato che sta facendo ammalare i residenti. Avanti così.

 

I come Ignazio (Cassis)

Dopo l’imbarazzante spot promozionale fatto a Glencore in Zambia, il consigliere federale ticinese ha fatto perdere le proprie tracce, schiacciato anch’egli dal rullo compressore Keller-Sutter. Non pervenuto.

 

L come Losanna

Umanista e progressista, la capitale vodese è la città che ha accolto con più favore l’Iniziativa (75%). Ma nel Vaud, così come negli altri Cantoni romandi (Vallese escluso) il Sì è arrivato anche dalle campagne. Tra i pochi a votare No in Romandia: i comuni dei miliardari dell’arco lemanico.

 

M come Menzogne

La campagna è stata contraddistinta da menzogne e controverità propagate anche dai piani alti della politica federale. Ascoltare Karin Keller-Sutter e la storia delle ottantamila imprese per credere.

 

N come No

Il risultato è questo. Facciamocene una ragione.

 

O come Ong

Una campagna durata anni e condotta benissimo, con l’aiuto di professionisti e con l’appoggio della base. Dietro le quinte non tutto è stato rose e fiori. Ma la loro capacità di mobilitare ha sorpreso e fatto arrabbiare. Saranno il nuovo bersaglio della destra come ha già lasciato intendere Marco Chiesa.

 

P come Ppd

Il partito che non ci sarà più, ma che con il suo essere un po’ di qua e un po’ di là pesa di brutto sugli equilibri. Anche in questa votazione. Lo si è visto in Ticino, dove il partito si è schierato a favore. A livello nazionale, però, nulla da fare: ha prevalso l’ala destra. Il suo presidente Gerhard Pfister si è guadagnato sul campo la recente nomina alla guida di Cemsuisse, la lobby del cemento.

 

Q come Quorum

Raggiungere il quorum dei Cantoni era un’impresa ardua. Il peso politico di alcune lande conservatrici è sproporzionato: un appenzellese, ad esempio, vale come quaranta zurighesi. Ma per cambiare sistema occorrerà... ottenere l’appoggio dei Cantoni. Mission impossible.

 

R come Ruedi (Noser)

Il Consigliere agli Stati Plr per Zurigo è stato il vero e proprio sabotatore in Parlamento. Amico intimo dei due guru della furrerhugi, ha contribuito all’affossamento del controprogetto del Nazionale. Poi ha sciolto i pitbull e, tramite la sua associazione SuccèSuisse, è stato protagonista del gioco sporco nella campagna.

 

S come Sindacati

Si è forse detto poco, ma l’Iniziativa ha potuto contare sull’appoggio incondizionato dei sindacati, a partire da Unia. La solidarietà internazionale e la giustizia sono principi su cui non transigere. La battaglia non si fermerà certo con il voto del 29 novembre.

 

T come Ticino

Per una volta a pieno titolo nella Svizzera latina. Il risultato ticinese è tutt’altro che scontato. Di che fare pensare alla maggioranza politica di destra e a una delegazione alle camere federali che, sette su undici, era contraria all’iniziativa.

 

U come Usam

L’organizzazione delle piccole e medie imprese è ormai sotto la presidenza di Fabio Regazzi, produttore di tapparelle. Non si capisce perché si sia speso così tanto a difendere le multinazionali e a reggere il braccio a Economiesuisse.

 

V come Vescovi

Questa campagna ha potuto anche contare sul sostegno delle chiese svizzere. I vescovi si sono impegnati in prima linea, a partire dal presidente della conferenza dei vescovi svizzeri, Felix Gmür, che ha dovuto respingere accuse e menzogne orchestrate ad arte dalla furrerhugi. Dal palazzo vescovile di Lugano, però, è uscito un vuoto assordante.

 

Z come Zugo

Il luogo simbolo delle multinazionali predatrici era considerato un cantone in bilico: col 64,8% di No si è capito con chiarezza da che parte sta Zugo. Tra giustizia e i soldi della Glencore e altri pirati, la scelta è chiara.

Pubblicato il

04.12.2020 14:14
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