Giustizia

«Il Gambia si aspetta molto dal processo di Bellinzona»

Il giornalista gambiano Mustapha K. Darboe si esprime sul dibattimento in corso al Tribunale penale federale nei confronti dell’ex ministro dell’interno del suo paese, Ousman Sonko

 

Il Gambia è il più piccolo Stato dell’Africa occidentale, una lingua di terra anglofona interamente circondata dal francofono Senegal (salvo pochi chilometri di costa atlantica). Gli occhi di questo paese sono oggi puntati su una piccola cittadina svizzera: Bellinzona. Qui, presso il Tribunale penale federale (TPF), è chiamato alla sbarra Ousman Sonko, ex capo della polizia nazionale gambiana e per dieci anni ministro dell’interno del sanguinario presidente Yahya Jammeh, deposto nel 2017. Proprio in quell’anno, Sonko si era rifugiato in Svizzera dove è però stato denunciato dall’Ong TRIAL International: da allora l’ex ministro è in carcere, accusato dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) di crimini contro l’umanità.

Dalla ratifica dello Statuto di Roma sulla Corte penale internazionale, nel 2001, la Svizzera deve infatti perseguire gli autori di crimini internazionali presenti sul suo territorio. Indipendentemente dal luogo del crimine e dalla nazionalità dell’autore e delle vittime.

 

 

Ma come è percepito questo processo nel lontano paese africano? In che modo la Svizzera può rendere giustizia ai crimini commessi da un regime brutale, ma poco conosciuto alle latitudini elvetiche? Cosa si attendono le vittime delle terribili esazioni di cui è accusato Ousman Sonko? Per saperne di più ci siamo rivolti a Mustapha K. Darboe, giornalista del portale investigativo locale Malagen.org, che seguirà il processo da Bellinzona.

 

Signor Darboe, ci può dire prima di tutto chi è stato Ousman Sonko?

 

Ousman Sonko è stato un fedelissimo del presidente Yahya Jammeh, al potere dal 1994 ad inizio 2017 e il cui sistema di potere è stato costruito su un codice di assoluta fedeltà. Nessuno è rimasto se non gli era utile. Ed essendo stato Sonko responsabile della sua sicurezza, Yammeh si è dovuto fidare molto di lui tanto che lo ha servito in posizioni chiave per molto tempo, dal 2003 al 2016. Ufficiale militare dal 1998, Sonko ha fatto carriera fino a diventare il comandante delle Guardie di Stato, l'unità d'élite incaricata della sicurezza della presidenza gambiana, nel luglio 2003. Nel 2005 è stato nominato Ispettore generale della polizia del Gambia per poi, di lì a poco, diventare responsabile della sicurezza interna del Paese. Nel 2006 è stato nominato Ministro degli Interni, carica che ha ricoperto quasi ininterrottamente fino al settembre 2016.

 

Dopo la caduta del regime ad inizio 2017, Sonko si è rifugiato in Svizzera dove è stato arrestato e dove oggi inizierà il processo contro di lui per crimini contro l'umanità. Come viene percepito questo processo nel suo Paese? È percepito positivamente o è visto come un'intrusione di uno Stato europeo in un affare locale, una sorta di giustizia neocoloniale?

 

Non direi. Va detto prima di tutto che Sonko non è il primo ad essere processato in un Paese europeo per un reato commesso sotto il governo di Jammeh. Nel novembre 2023, Bai Lowe, un autista dei Jungler (famigerato squadrone della morte addestrato a svolgere il lavoro più sporco, ndlr), è stato condannato all'ergastolo in Germania. La decisione è stata accolta con favore nel nostro Paese. Dal 2017 solo due casi relativi a crimini commessi sotto il governo Jammeh sono stati perseguiti in Gambia. Molto di più è stato fatto all’estero. Bai Lowe è stato condannato in Germania. Sonko sarà processato in Svizzera. Michael Sang Correa, un altro jungler, sarà processato negli Stati Uniti a fine 2024. Infine anche Alagie Morr, presunto torturatore della National Intelligence Agency, è indagato dalla polizia scozzese. Per le vittime, quindi, le cose sembrano muoversi più velocemente all'esterno che nel Paese. Questo sta costringendo il governo gambiano ad agire anche a casa propria. Quindi, a mio avviso, le azioni intraprese in Europa godono del sostegno di buona parte dell’opinione pubblica gambiana.   

 

A proposito di vittime e dei nove accusatori privati nella procedura elvetica (presenti a Bellinzona) quali sono i loro profili?

Vi sono un soldato e un politico accusati di preparare un colpo di stato del 2006 e altre vittime di torture tra cui due giornalisti, tre attivisti politici e la figlia dell’attivista politico Ebrima Solo Sandering, ucciso mentre era sotto custodia di Sonko nel 2016.

 

>> Vedi anche: Prima condanna per crimini contro l'umanità in Svizzera

 

In che modo queste vittime trarranno beneficio dal processo svizzero?

 

Credo che il caso di Sonko avrà un'enorme implicazione legale e politica in Gambia. L’ex ministro deve affrontare nove capi d'accusa per crimini contro l'umanità. Con l'eccezione del presunto stupro nei confronti di Binta Jamba, che avrebbe commesso da solo, tutte le altre accuse che deve affrontare – tra cui l'omicidio degli attivisti politici Baba Jobe e Ebrima Solo Sandeng e del soldato Almamo Manneh, la tortura del soldato Bunja Darboe e di vari manifestanti nell'aprile 2016 – hanno visto la sua partecipazione a questi atti insieme a molte altre persone. La sua condanna avrà quindi un'enorme implicazione sul processo di giustizia di transizione del Gambia.

 

In che modo?

 

Un buon numero di persone che hanno partecipato agli stessi presunti crimini di cui Sonko è accusato ricoprono ancora cariche pubbliche. Un buon esempio potrebbe essere Boto Keita, con cui avrebbe torturato l'ufficiale militare Bunja Darboe nel 2006. Boto è ancora un detective capo della polizia nazionale. La condanna di Sonko rinnoverà quindi le richieste di riforme istituzionali, legali e giudiziarie in Gambia. Sarà uno strumento di advocacy vitale nelle mani delle vittime e degli attivisti. 

 

>> Vedi anche: L'inferno liberiano fa capolino a Bellinzona

 

Qual è la situazione attuale in Gambia dopo la caduta di Yahya Jammeh?

 

In Gambia attualmente, a differenza della situazione sotto Jammeh, abbiamo uno spazio civile aperto. I media possono fare il loro lavoro. C'è libertà, anche se di tanto in tanto sorgono questioni che minacciano questa libertà. Tuttavia, l'architettura della governance è molto simile all’era precedente: stesse persone, stesse politiche e riforme cosmetiche di leggi e istituzioni. E il presidente Adama Barrow, per ragioni politiche, continua a flirtare con la base di sostegno politico di Yahya Jammeh.

 

>> Vedi anche: I grandi processi faranno ritorno nel 2024

 

Il suo Paese ha avuto un ruolo importante nel contesto della giustizia universale, denunciando il Myanmar alla Corte penale internazionale per le sue esazioni contro la comunità Rohingya. Come mai questa denuncia, da parte di un piccolo Stato come il Gambia?


Ci sono due cose importanti che il Gambia condivide con i Rohingya. Siamo tutti musulmani. E sappiamo entrambi cosa significa essere privati delle libertà fondamentali. Abbiamo vissuto lo stesso destino. Inoltre un ruolo importante lo ha avuto l’ex ministro della giustizia Abubacarr Tambadou, esperto di meccanismi di giustizia internazionale, ex membro del Tribunale penale internazionale per il Ruanda.

 

Un'ultima domanda. La Svizzera sta indagando anche su un'altra questione che coinvolge il Gambia: è aperta un'inchiesta contro un uomo d'affari svizzero che ha commerciato in legname senegalese di valore poi esfiltrato in Gambia grazie a una relazione d'affari con l'ex presidente Yahya Jammeh. Ha qualche informazione su questa inchiesta?

 

Le mie informazioni su questo argomento sono molto limitate. L'ultima volta che ho chiesto informazioni al riguardo, mi è stato detto che il Ministero della Giustizia aveva ricevuto una richiesta dalle autorità svizzere in merito ai rapporti del signor Buzaianu (svizzero, di origine rumena, implicato nella procedura elvetica, ndlr) con il commercio illegale di legname proveniente dal Senegal. Ma al momento non è stato fatto nulla al riguardo. Il Gambia però starebbe collaborando.

Pubblicato il

08.01.2024 06:33
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