Italia

Basteranno l’assenza di un serio progetto alternativo al renzismo e la paura del “populismo” (l’effetto Trump, che ha colpito insospettabili come Santoro e Lerner) a salvare il sindaco d’Italia da una sconfitta storica? Il referendum sul destino della Costituzione è alle porte e le cose non si mettono bene per il premier che, dopo avere violentemente personalizzato lo scontro, rischia di trascinare nell’abisso il partito di cui è segretario e padrone: muoia Sansone con tutti i filistei.

 

I sondaggi valgono quel che valgono, gli Usa insegnano, ma i segnali non lasciano ben sperare per chi sognava un nuovo ventennio (i precedenti non mancano) e rischia di non finire la legislatura. Cadono i presìdi della sinistra, dopo le débâcle di Roma, Torino, Trieste è la volta di Monfalcone, la città - cantiere navale, roccaforte rossa passata alla destra per effetto dello smantellamento dei diritti del lavoro, con i caporali davanti alla Fincantieri ad arruolare disperati asiatici e balcanici a tre euro l’ora. Ma quel che più dispera è la strategia messa in atto dal Pd: inseguire a destra chi fomenta la paura, mentre si picconano Costituzione e Statuto dei lavoratori, con il sindaco di Milano che chiede squadroni di soldati sotto la Madonnina per difendere i pensionati lombardi doc dalle bande sudamericane. Domanda: perché un cittadino impaurito, spinto a colpire chi sta un po’ peggio di lui per vendicarsi delle botte prese da chi sta un po’ meglio, dovrebbe scegliere la fotocopia (il Pd) invece dell’originale (Lega e destre varie)? Se Renzi che è casta ulula contro la casta in una penosa rincorsa populista, perché un italiano impoverito e furioso dovrebbe scegliere lui e non Grillo? Lo stratega di Firenze arriva a togliere la bandiera dell’Europa per mostrarsi grintoso con caste e troike (salvo poi rimetterla al suo posto). Fa bene a forzare i vincoli finanziari, fa malissimo a usare i soldi della flessibilità per le mance pro-Sì al referendum invece che per interventi strutturali.


Renzi occupa Tv, radio, giornali, fa fare gli straordinari ai postini spedendo a tutti gli italiani, in patria, oltr’Alpe e oltre Atlantico, lettere in cui minaccia il crack e l’uscita dall’euro in caso di vittoria del No al referendum contro la Costituzione che abolisce non il Senato ma il voto popolare. Il Giglio magico usa le ambasciate nel mondo a mo’ di sezioni del Pdr (Partito di Renzi) e Renzi, sotto l’ombrello di Alfano, Verdini, Confindustria e Piazzaffari accusa Anpi, Landini, Camusso, Bersani, D’Alema, Vendola di limonare con Salvini, Meloni e Grillo. La democrazia deve lasciare campo libero alla governabilità per far godere i mercati e tranquillizzare Financial Times e Standard&Poor’s.


Così siamo messi, in un clima velenoso che ha spaccato il paese su un tema – la Costituzione – che dovrebbe unirlo. L’aspetto forse più grave della crociata renziana è la pretesa di cambiare la legge fondamentale dello Stato – nata dalla Resistenza e sottoscritta da tutti i partiti, fascisti esclusi – a colpi di risicata maggioranza. Come fa poi ad accusare il fronte del No di accozzaglia, essendo stato proprio lui, l’uomo solo al comando, a fabbricarla? Ci vorrebbe una sinistra capace di parlare ai lavoratori e ai cittadini e di offrire un’alternativa a liberismi, populismi e fascismi, riscoprendo la solidarietà, imprigionata dalla competitività per scatenare la guerra tra poveri. Questa sinistra, oggi in Italia, non c’è. Ci sono frammenti di pensiero critico che non fanno massa critica. La vittoria del No fermerebbe la marcia trionfale di Renzi; certo non risolverebbe di per sé il problema della sinistra, ma una vittoria del Sì rinvierebbe a data da destinarsi persino il tentativo di mettervi mano.

Pubblicato il 

23.11.16
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