La storia

Una storia a lieto fine, dal sapore natalizio. L’inizio non era certo dei più promettenti. Livio, dopo ventidue anni di vita lavorativa consumati sui cantieri della stessa impresa, a 14 mesi dalla pensione riceve un calcio e via. Ma la sua tenacia viene premiata, la ditta si scusa e lo riassume. Se la storia personale di Livio si conclude bene, purtroppo la realtà collettiva di tutti i giorni non è un film natalizio.

La storia si potrebbe riassumere anche in versione mitica, quella di Davide, il piccolo operaio che sconfigge il gigante Golia. Perché l’impresa di costruzione Implenia, un gigante lo è di certo, dall’alto dei suoi 3,3 miliardi di franchi di cifra d’affari annui generati dai suoi 8.200 dipendenti. Ma il gigante, dopo aver licenziato Livio a un passo dalla pensione, ci ripensa e lo riassume con tanto di scuse. Un ripensamento non proprio spontaneo, ma conseguente all’uscita sulla stampa della notizia del cinico licenziamento.


Raccontiamo la storia per intero, facendo qualche passo indietro. Venticinque anni per l’esattezza, quando Livio lascia la sua terra lusitana in cerca di lavoro, emigrando in Svizzera e contribuendo allo sviluppo di questa nazione. Quando arriva, Livio è già specializzato nei lavori sotterranei e tempo un paio di anni viene assunto da un’impresa che diventerà la più grande del paese, Implenia. Livio gira la Svizzera per una ventina d’anni, senza una dimora fissa, spostandosi di baracca in baracca nei vari cantieri di Implenia dove si scavano gallerie.
Nell’ultima tappa approda a Ginevra, nel cantiere Ceva, una tratta ferroviaria in gran parte sotterranea che collegherà Ginevra alla cittadina francese di Annemasse. Un cantiere complesso, scavato sotto la città, che oggi si avvicina alla sua conclusione per quel che concerne la parte edile in cui è coinvolta Implenia. Smobilitando i suoi uomini, l’impresa decide di ringraziare Livio per i suoi ventidue anni di fedeltà licenziandolo a 14 mesi dal prepensionamento a 60 anni conquistato dai muratori.


La motivazione ufficiale della più grande impresa elvetica è di non avere altri cantieri dove impiegarlo. Livio non ci sta e si rivolge al suo sindacato, Unia. «La prima cosa che abbiamo fatto è scrivere all’impresa, ricordandole due cose – racconta Umberto Bandiera, corresponsabile di Unia Ginevra dell’edilizia –. Nel solo cantone di Ginevra, Implenia ha una miriade di cantieri. Affermare di non avere un posto per Livio, non era credibile. Il secondo punto era giuridico, dato da una decisione del Tribunale federale del 2014. In quell’occasione il Tf definì abusivo il licenziamento di un lavoratore anziano vicino al pensionamento, perché l’impresa non aveva compiuto una serie di passaggi obbligati. Tra questi, la valutazione insieme con l’operaio delle possibilità di collocarlo in altri impieghi. Forti di questa giurisprudenza, abbiamo scritto all’impresa che avremmo considerato il licenziamento di Livio abusivo». Implenia risponde picche, ribadendo di non avere altri impieghi per Livio.
Il testardo Livio non accetta nuovamente e, sostenuto da Unia, decide di combattere, passando all’offensiva. Nei giorni seguenti, il sindacato organizza una conferenza stampa in un grande cantiere ginevrino di Implenia, dove i giornalisti possono constatare con mano il largo uso di personale precario nell’edilizia. Della cinquantina di operai presenti nel cantiere, quasi una trentina sono temporanei.


Due giorni dopo l’uscita sulla stampa del brutale licenziamento, Implenia dirama un comunicato nel quale riconosce di aver commesso un errore, chiedendo scusa a Livio per aver agito «sans aucune finesse» (senza alcuna gentilezza, ndr), revocando il suo licenziamento. Il finale della storia personale di Livio è dunque lieto, ma la realtà di tutti i giorni raramente lo è.


Marti SA, cambiare si può
La storia di Livio affonda il coltello in due piaghe dell’edilizia e mondo del lavoro in senso lato. Il dramma dei lavoratori “anziani” licenziati e l’impiego massiccio di personale precario. Capita spesso che le due piaghe si intreccino tra loro, quando gli operai più anziani vengono licenziati e sostituiti da interinali.
A Ginevra, le due piaghe sono comprovate statisticamente. Quando lo Stato ha dovuto mediare tra sindacati e padronato che non si parlavano più in vista del rinnovo contrattuale, un’analisi dei disoccupati edili “anziani” dimostrò nelle crude cifre quanto la piaga del loro licenziamento fosse diffusa. E per quanto riguarda gli interinali, nel solo canton Ginevra il loro impiego nell’edilizia è cresciuto negli ultimi due anni del 68%. «Le imprese scaricano i dipendenti più anziani trasferendo il costo alla collettività attraverso la disoccupazione, sostituendoli con lavoratori temporanei più giovani» denuncia il sindacalista Bandiera.


Un meccanismo non inevitabile, come ha dimostrato l’impresa Marti, un altro gigante nazionale della costruzione. Nei suoi cantieri ginevrini impiegava il 40% di interinali. In estate Unia lancia una petizione in tutti i cantieri ginevrini della Marti, sottoscritta all’unanimità da interinali e fissi, in cui si chiede l’apertura urgente di una trattativa con la direzione aziendale. Quest’ultima accetta e dall’incontro scaturisce un accordo storico. «Per la prima volta, un’impresa fa della sua responsabilità sociale una questione di principio» racconta Bandiera. Dall’estate a oggi, la Marti ha assunto alle proprie dipendenze la gran parte degli interinali impiegati nei suoi cantieri ginevrini. Forte del risultato, Unia Ginevra vuole ora estendere la lotta alla precarietà introducendo dei limiti al lavoro temporaneo nelle legge sulle commesse pubbliche e nel Ccl cantonale, ispirandosi al modello ticinese.

Pubblicato il 

21.12.16
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